C'è qualcosa di irrimediabilmente romantico – e no, non solo in senso amoroso – nel regalare fiori. Un gesto che profuma di altri tempi, di bigliettini scritti a mano, di passeggiate lente verso un portone, di un “pensavo a te” detto senza dire nulla. In un mondo dove si inviano emoji a forma di rosa, il vero fiore – quello che appassisce, sì, ma anche profuma e incanta – resta un piccolo atto di pura poesia.
Regalare fiori è una frivolezza d’élite. Non serve una ricorrenza, non è necessario un messaggio elaborato. È sufficiente scegliere un mazzo di tulipani gialli, un ranuncolo troppo bello per essere vero, o un garofano vintage che sembra uscito da un film in technicolor, e donarlo con un sorriso. Voilà: hai fatto qualcosa di antico e rivoluzionario.
Perché i fiori parlano. Senza Wi-Fi, senza filtri, senza didascalie. Raccontano attenzione, cura, delicatezza. È il linguaggio gentile di chi si prende il tempo – e non solo lo spazio – per esserci. Un fiore dice “sei importante”, “ti ho pensato mentre passavo davanti alla vetrina”, “volevo vedere i tuoi occhi brillare”.
E allora sì, torniamo a regalare fiori. A chi amiamo, certo. Ma anche all’amica che ha avuto una settimana storta, alla vicina che ci presta sempre lo zucchero, a noi stesse, per celebrare qualcosa o nulla. Che sia un gesto semplice, leggero come un petalo, ma con la grazia raffinata di un gesto che non chiede nulla in cambio.
Un po’ d’altri tempi, certo. Ma forse è proprio questo il suo incanto.